A cinque anni dalla scomparsa dell’ex consigliere comunale, il centro studi “Dorso” ed “Il Laceno d’oro” hanno organizzato un seminario. La Sala: «Sarà una bella occasione di confronto»
Interessante convegno in memoria di Biagio Venezia al liceo scientifico “V. De Caprariis”. Domani, venerdì 17 maggio, alle ore 10:30, presso l’aula magna dell’istituto, si terrà un seminario dal titolo “L’onda lunga del Neorealismo”, organizzato da “Il Laceno d’oro”, in collaborazione con il “Centro Guido Dorso” (e con il patrocinio comunale). Durante l’incontro si discuterà della poetica cinematografica che si affermò a partire dagli anni ’40, le cui opere furono caratterizzate dall’impegno morale e soprattutto dall’esigenza di conoscere la realtà. Tra i capolavori neorealisti sicuramente il film di Roberto Rossellini “Roma città aperta” e “Sciuscià” di Vittorio De Sica.
L’apertura del dibattito verrà affidata al giornalista Antonio Zollo. A seguire si potranno registrare gli interventi della dirigente del Liceo, Maria Stella Berardino e del sindaco di Atripalda, Giuseppe Spagnuolo. Il seminario, aspetto ancora più interessante, beneficerà della competenza e della cultura di Nunzio Cignarella (vicepresidente del centro Guido Dorso), Paolo Speranza (storico e giornalista), Michela Mancusi (presidente di “Zia Lidia social club”) e dello storico e docente atripaldese, Raffaele La Sala.
I relatori, inoltre, potranno interagire grazie a domande e riflessioni che verranno poste dagli studenti delle classi quinte del “De Caprariis”. A cinque anni dalla scomparsa del compianto Biagio Venezia, avvenuta il 24 maggio 2014 a 65 anni, un altro appuntamento quindi per tenere vivo il ricordo dell’ex ferroviere che con la sua forte sensibilità ha donato alla città diverse testimonianze culturali tutt’ora attuali. Anche per questo motivo, nel dicembre scorso, gli furono intitolati i giardini di Largo Genio Alpini Orta, da lui peraltro curati nei minimi dettagli. L’iter non fu dei più semplici – basti pensare che sia durato ben quattro anni – ma grazie all’impegno profuso da molti cittadini, tra cui la figlia Antonella e gli amici più stretti, ora questo angolo di verde di Atripalda splende finalmente della memoria di Biagio.
«Il tema risulta particolarmente attuale e stimolante – ha scritto La Sala sulla sua bacheca facebook – perché coincide col sessantesimo anniversario della istituzione del Laceno d’oro (1959-1988), e il rinnovato interesse intorno alla figura di chi ne fu il fondatore e l’anima, Camillo Marino, del quale Paolo Speranza ha appena ripubblicato i “Cinque racconti del Sud”. Il Laceno (o la Lacenese come l’ho sentita più volte definire dalla viva voce del mio prof. Camillo e dall’inseparabile Giacomo D’Onofrio) realizzava in Irpinia il miracolo di una rassegna cinematografica vivacissima e non convenzionale e accendeva i riflettori sulla provincia irpina. Insomma, pur tra le inevitabili difficoltà organizzative ed ai contributi pubblici col contagocce, soprattutto grazie ai contatti e alla caparbietà di Marino e D’Onofrio, Avellino e l’Irpinia, pur impoverita dalla disoccupazione e dall’emigrazione postbellica, non rinunziava a misurarsi con il dibattito culturale e politico di quegli anni. Il Laceno d’oro non era una manifestazione facile, aperta com’era a realtà distanti, ma apriva squarci di conoscenza, alimentava curiosità ed interessi, coinvolgeva giovani e meno giovani in un clima di festosa energia, di contatti, occasioni che solo oggi forse si apprezzano in tutta la loro ricchezza. Atripalda visse questa stagione grazie al Cinema Ideal a partire dai primi anni ’70, e molte di quelle giornate sono tuttora memorabili in chi si rivede adolescente, mentre costruisce le sue passioni e forma il suo percorso culturale. E’ un tempo che io stesso ho vissuto con entusiasmo e che mi accompagnò nei miei studi universitari, anche come collaboratore del Centro Studi Cinematografici promosso dal sacerdote don Gerardo Capaldo. Di quegli anni ricordo l’incontro che ebbi a Salerno con il regista Luigi Zampa (che mi fu presentato proprio da Camillo Marino), e si conserva traccia nell’originale capitolo della mia tesi di Laurea, allora nel 1975, Brancati e il cinema, il cinema e Brancati. Insomma ognuno di noi deve a quella stagione del Laceno d’oro una parte di sé, della sua formazione, di quello che è o avrebbe potuto o voluto essere. Sarà una bella occasione di confronto riparlare oggi di Marino, del Laceno d’Oro, del neorealismo con i giovani che si affacciano all’università, a definire, in tempi – come allora- difficili, il loro cammino».