Accordo fra la Sovrintendenza e la proprietà della stazione di servizio ratificato dal Ministero dei beni culturali: grazie ad un vetro carrabile sarà visibile uno dei setti affiorati ai margini dell’area. Chieffo: «Compromesso oneroso ma che contempla le esigenze di tutti».
I lavori di ristrutturazione della stazione di servizio di via Appia sono ripresi, le mura romane affiorate al centro dell’area di sedime resteranno interrate, mentre il setto affiorato recentemente in prossimità del confine verrà preservato utilizzando un vetro carrabile: questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’accordo sottoscritto dalla Top Fuel srl, proprietaria dell’impianto di carburanti, e la Sovrintendenza, ratificato dal Ministero dei beni culturali.
In questi giorni, infatti, la ditta incaricata di realizzare l’intervento di ammodernamento ha ripreso i lavori coprendo completamente i reperti affiorati sei mesi fa sotto uno strato di cosiddetto “magrone”, cioè di calcestruzzo a basso contenuto di cemento, dove verranno agganciati i ferri di ancoraggio della copertura in acciaio dell’impianto.
«Il Ministero ha preso atto – ha spiegato Alfonso Chieffo, legale della proprietà – del cosiddetto contesto antropico, ovvero della geografia dei luoghi ed, in particolare, della trasformazione che essi hanno subìto dagli anni ’70 ad oggi, arrivando a concludere che i setti murari in opera reticolata appartenenti all’anfiteatro romano dell’antica Abellinum affiorati al centro dell’area non sono così rilevanti da essere considerati ostativi alla ristrutturazione del distributore. Nel frattempo, grazie alle indagini effettuate con il georadar dai ricercatori universitari, è stato possibile procedere con uno scavo mirato in prossimità del confine con la proprietà Di Benedetto per portare alla luce un setto murario in buono stato di conservazione che verrà preservato e reso visibile grazie all’utilizzo di un vetro carrabile. Dunque una parte dei reperti, accuratamente avvolti in particolari teli protettivi e coperti da terreno misto, resterà custodita nel sottosuolo, ad una quota inferiore rispetto a quella del distributore, mentre un’altra parte verrà salvaguardata e valorizzata. Si tratta di un accordo senz’altro oneroso per la proprietà, che ha comportato anche una modifica della soluzione progettuale inizialmente adottata, ma che contempla le esigenze di tutti».