Nella notte dei falò, in piazza Di Donato, l’immagine del Cristo sanguinante è stata tirata fuori per pochi minuti da don Fabio Mauriello
Il miracolo del Volto Santo questa volta l’avrebbe fatto San Sabino in persona, perché è successo tutto la sera dei falò. La suggestione del luogo, piazza Di Donato, il calore della fiamma e della comunità che si raccoglie intorno alla sua memoria, e il pensiero va al Volto Santo che era proprio lì, in una cappellina privata, affacciata sulla piazza, dove la piazza diventa vico Carlo. Molti lo ricordano quel luogo di fede semplice e densa di simboli (il volto della Sindone, il sangue, gli ex voto) e di preghiera. La notizia che un’immagine di Cristo sanguinasse ad Atripalda si diffuse rapidamente il 28 maggio 1959, giorno del Corpus Domini e in pochi giorni era già oggetto di curiosità giornalistica e di una accesa devozione popolare. L’evento prodigioso si era verificato già alcuni mesi prima, nella casa di Maria Di Marzo (14 settembre 1902 – 26 agosto 1965), legata alla famiglia Belli, una delle più cospicue della nobiltà atripaldese. L’effige della Sindone che era stata donata alla signora Maria da padre Bonaventura Martignetti, avrebbe ancora sanguinato (nei documenti si parla di ‘essudazione’ il 16 giugno 1960 ed il primo giugno 1961 (l’ultima, sempre in occasione del Corpus Domini).
Un altro tempo che oggi appare lontano (e che Biagio Venezia ricostruì in un documentato intervento pubblicato dal Sabato nell’agosto 2013), ma la storia è di quelle che segnano, suscita emozioni e suggestioni che non si cancellano e anzi si alimentano ogni tanto di mistero, di parole a mezza voce; da quando il quadro fu rimosso e consegnato, pare, alla Curia nel 1965 e il mistero si fece ancora più fitto. Si può capire oggi la prudenza della Chiesa e si può capire oggi chi in buona fede percepì sulla propria vita il segno del divino.
Il Volto Santo, custodito per decenni dalle Monache di Santa Maria della Purità, per disposizione del vescovo Pedicini, non si era poi allontanato molto, almeno dal cuore di chi aveva vissuto le passioni di quel 28 maggio del 1959. Tutti sapevano, alcuni qualche volta avevano visto e sotto stretta vigilanza avevano persino potuto raccogliersi in preghiera in occasioni speciali, fino alla morte di Suor Letizia il 18 maggio 2015, l’ultima tenace custode del convento e del Volto Santo. Poi le domande, i dubbi: il quadro dov’è, chi lo custodisce, chi ne può rivendicare la ‘proprietà’ e perché non può tornare alla città. Ma il miracolo? La Chiesa dopo alcune indagini iniziali non si sarebbe mai definitivamente pronunciata, ma lo avrebbe escluso, il miracolo, attraverso note riservate e vincolanti, in attesa che di quell’evento ‘prodigioso’ non si parlasse più. Passano 55 anni e poi, quando quasi più nessuno se l’aspetta, San Sabino ci mette la mano. C‘è chi ha visto, l’8 febbraio del 2020. E deve essere andata proprio così, se la sera dei falò in piazza Di Donato, sul luogo del martirio di Ippolisto e Compagni e del ‘miracolo’, succede qualcosa. Il gelo e i silenzi si sciolgono in parole di comprensione fraterna e di verità: sono quelle che passano in una lunga conversazione, che racconteranno i protagonisti, se vorranno e quando.
Improvvisamente arrivano tutte le risposte: il Volto Santo è in mani sicure, protetto con delicatezza e discrezione e presto potrà essere restituito alla comunità cristiana e alla città, secondo modalità che si stanno seriamente e serenamente valutando. Insomma dopo 60 anni i misteri e i dubbi sembrano svanire, tutti, per intercessione di San Sabino. Un miracolo.
Raffaele La Sala